DIOCESI DI CALTANISSETTA

Dal Vangelo Gv10,31-42

Venerdì della V settimana di Quaresima

Si avverte che mancano poche ore all’inizio della settimana santa dal clima teso che si respira nelle pagine del Vangelo di Giovanni che stiamo leggendo durante questi giorni.
Ancora una volta il Vangelo ci mette davanti a ciò che di scandaloso Gesù è venuto ad annunciarci.
Finché lo prendiamo sul serio solo nella sua umanità, nelle dinamiche relazionali, nella lettura orizzontale della sua vita e del suo messaggio, Cristo è utile ma fondamentalmente innocuo.
Ma ciò che fa di Lui qualcosa di diverso è proprio la Sua divinità. Gesù non è solo veramente uomo ma è anche veramente Dio.
Noi cristiani lo dimentichiamo molto spesso.
Non ci scontriamo molto con questo scandalo, e ciò lo si vede dal fatto che di Lui ci prendiamo solo ciò che ci conviene, ciò che ci serve, ciò che possiamo capire e utilizzare a nostro vantaggio. Essere cristiani significa pensare la propria vita a partire dalla totalità della persona di Gesù, cioè dalla sua umanità e dalla sua divinità insieme. Se Gesù è Dio tutto cambia per noi.
Il suo insegnamento non è solo valido perché utile in termini esistenziali, ma è valido perché ha una profondità più grande della nostra semplice esistenza.
Amare, allora, non è più un precetto ma una via di cielo che Egli ci ha lasciato.

Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 10,31-42

In quel tempo, i Giudei raccolsero delle pietre per lapidare Gesù. Gesù disse loro: «Vi ho fatto vedere molte opere buone da parte del Padre: per quale di esse volete lapidarmi?». Gli risposero i Giudei: «Non ti lapidiamo per un’opera buona, ma per una bestemmia: perché tu, che sei uomo, ti fai Dio».
Disse loro Gesù: «Non è forse scritto nella vostra Legge: “Io ho detto: voi siete dèi”? Ora, se essa ha chiamato dèi coloro ai quali fu rivolta la parola di Dio – e la Scrittura non può essere annullata -, a colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo voi dite: “Tu bestemmi”, perché ho detto: “Sono Figlio di Dio”? Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; ma se le compio, anche se non credete a me, credete alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me, e io nel Padre».
Allora cercarono nuovamente di catturarlo, ma egli sfuggì dalle loro mani.
Ritornò quindi nuovamente al di là del Giordano, nel luogo dove prima Giovanni battezzava, e qui rimase. Molti andarono da lui e dicevano: «Giovanni non ha compiuto nessun segno, ma tutto quello che Giovanni ha detto di costui era vero». E in quel luogo molti credettero in lui.