DIOCESI DI CALTANISSETTA

Dal vangelo Gv 13,21-33.36-38

MARTEDÌ DELLA SETTIMANA SANTA

Il racconto del Vangelo di Giovanni delle ultime ore di vita di Gesù è pieno di suspense.

Sbagliamo a leggere questi racconti velocemente perché in realtà essi hanno bisogno di essere gustati con calma.

Oggi, martedì santo, ci troviamo nel cenacolo a tavola.
È l’ora dell’ultima cena e Gesù apertamente confida un dolore che lo fa soffrire

Il dolore di Gesù non dipende dal fatto di dover morire ma di sapere che chi lo consegnerà nelle mani dei suoi uccisori è uno che è stato con lui per almeno tre lunghi anni. È una persona conosciuta, amata, fidata.

Quando la sofferenza ci viene inferta da un estraneo è più sopportabile di quando ci viene inferta da chi amiamo.
Gesù non gioca a fare l’eroe nascondendo la sofferenza.
Egli la dichiara, la mostra apertamente.

Sarà sempre disposto a perdonare, ma non occulta il dolore interiore di una simile cosa.

Il problema però è che è troppo facile dire che il traditore è Giuda.
In Giuda ognuno di noi può rispecchiarsi. Anche noi siamo amati, confidenti, figli, discepoli, persone che forse hanno una certa familiarità con Cristo, eppure nonostante questo continuiamo a consegnarlo ai suoi uccisori.

Lo facciamo tutte le volte che viviamo al contrario di ciò che ci ha insegnato.
Tutte le volte che non vogliamo bene a noi stessi feriamo Lui. Tutte le volte che non vogliamo bene al nostro prossimo feriamo Lui.
Tutte le volte che pensiamo di essere più furbi della Provvidenza di Dio, così come Giuda è convinto di aver escogitato il delitto perfetto, in realtà feriamo Lui.

Peccare è pensare di essere più furbi della Provvidenza.
Oggi dobbiamo sostare sugli occhi pieni di lacrime di Gesù.

Oggi dobbiamo considerare questo dolore al cuore che lo assale.

Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 13,21-33.36-38

In quel tempo, [mentre era a mensa con i suoi discepoli,] Gesù fu profondamente turbato e dichiarò: «In verità, in verità io vi dico: uno di voi mi tradirà».
I discepoli si guardavano l’un l’altro, non sapendo bene di chi parlasse. Ora uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di Gesù. Simon Pietro gli fece cenno di informarsi chi fosse quello di cui parlava. Ed egli, chinandosi sul petto di Gesù, gli disse: «Signore, chi è?». Rispose Gesù: «È colui per il quale intingerò il boccone e glielo darò». E, intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda, figlio di Simone Iscariòta. Allora, dopo il boccone, Satana entrò in lui.
Gli disse dunque Gesù: «Quello che vuoi fare, fallo presto». Nessuno dei commensali capì perché gli avesse detto questo; alcuni infatti pensavano che, poiché Giuda teneva la cassa, Gesù gli avesse detto: «Compra quello che ci occorre per la festa», oppure che dovesse dare qualche cosa ai poveri. Egli, preso il boccone, subito uscì. Ed era notte.
Quando fu uscito, Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete ma, come ho detto ai Giudei, ora lo dico anche a voi: dove vado io, voi non potete venire».
Simon Pietro gli disse: «Signore, dove vai?». Gli rispose Gesù: «Dove io vado, tu per ora non puoi seguirmi; mi seguirai più tardi». Pietro disse: «Signore, perché non posso seguirti ora? Darò la mia vita per te!». Rispose Gesù: «Darai la tua vita per me? In verità, in verità io ti dico: non canterà il gallo, prima che tu non m’abbia rinnegato tre volte».