DIOCESI DI CALTANISSETTA

Dal Vangelo Gv 5,31-47 –

Giovedì della IV settimana di Quaresima

Non ci fidiamo․․․
ma Gesù ci porta la vita.
Parole struggenti,
di preghiera e di dolore․․․
il Signore piange sui suoi,
sulle persone a cui è mandato,
che ama più di se stesso
e di cui sperimenta l’ostile distanza, avverte la mancanza di accoglienza e di fiducia.
Eppure egli è lì solo perché possano essere salvati.
Per questo è, forse, frustrato?
Per questo prova, a sua volta, astio per loro?
Certamente no!
Anzi, queste parole così forti sono soprattutto un grido d’amore, una preghiera, appunto.
È “l’ultimo tentativo dell’amante”
perché l’amato torni a lui!
Succederà?
Da quanto tempo il Signore aspetta il nostro ritorno a Lui?
Da quanto tempo noi scrutiamo le Scritture, talvolta più per cercare conferma al nostro perbenismo o per tacitare il nostro moralismo, che per andare a Lui e conoscere l’amore del Padre.
Presi da noi e dai bisogni immediati (cos’altro è la nostra ricerca di gloria?), non ci accorgiamo quasi che c’è qualcuno che ci mette al centro della sua vita e non ci apriamo a chi dona la salvezza senza condizioni!
Questa è l’opera del Padre, quella che Gesù ha ricevuto e che sta compiendo anche così.
In Giovanni sappiamo che quest’opera è progressivamente manifestata nei segni di guarigione e di vita che costellano il racconto della prima parte del Vangelo, il libro dei segni, appunto.
Ma sappiamo anche che questa pluralità di segni diventa un’unica Opera: la grande Pasqua di Gesù.
La “definitiva opera” in cui il Signore ci prega – dando la sua stessa vita – di credere in Lui e di ricevere da Lui la salvezza!
Ci stiamo dirigendo a grandi passi verso la celebrazione di questo grande Mistero․․․
Saremo meno indifferenti?
Più aperti e disponibili al Signore? Preghiamo di ascoltare almeno il suo grido d’amore per noi!

Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 5,31-47

In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «Se fossi io a testimoniare di me stesso, la mia testimonianza non sarebbe vera. C’è un altro che dà testimonianza di me, e so che la testimonianza che egli dà di me è vera. Voi avete inviato dei messaggeri a Giovanni ed egli ha dato testimonianza alla verità. Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché siate salvati. Egli era la lampada che arde e risplende, e voi solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce. Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato. E anche il Padre, che mi ha mandato, ha dato testimonianza di me. Ma voi non avete mai ascoltato la sua voce né avete mai visto il suo volto, e la sua parola non rimane in voi; infatti non credete a colui che egli ha mandato. Voi scrutate le Scritture, pensando di avere in esse la vita eterna: sono proprio esse che danno testimonianza di me. Ma voi non volete venire a me per avere vita. Io non ricevo gloria dagli uomini. Ma vi conosco: non avete in voi l’amore di Dio. Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi accogliete; se un altro venisse nel proprio nome, lo accogliereste. E come potete credere, voi che ricevete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene dall’unico Dio? Non crediate che sarò io ad accusarvi davanti al Padre; vi è già chi vi accusa: Mosè, nel quale riponete la vostra speranza. Se infatti credeste a Mosè, credereste anche a me; perché egli ha scritto di me. Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole?».