DIOCESI DI CALTANISSETTA

Dal Vangelo Lc 4,21-30 – In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria

IV Domenica del tempo ordinario Lc 4,21-30

Questa pagina è rivolta soprattutto a chi è abituato ai profumi delle chiese.
Attenti a non perdere il senso della profezia, a non lasciarci scuotere dai tanti profeti anonimi che Dio manda sulla nostra strada,
anche nella Chiesa, per quanto stanca e incoerente, oggi traboccano profeti e sognatori.
Quello che manca forse sono gli ascoltatori. Manchiamo noi che non sappiamo vedere l’Infinito in un volto sconosciuto.
Non chiudiamoci nelle nostre categorie e apriamoci alla sorpresa perché la vita si spegne quando non attendiamo più nulla e nessuno!
Gesù, non dimentichiamolo, non fu ucciso da atei, ma da religiosi.
Aveva mandato in frantumi gli schemi che si erano costruiti le persone pie e religiose.
Annunciò un Dio diverso e i “fedelissimi” della tradizione non gliela perdonarono.
Annunciò un Dio amico anche delle donne,
un Dio della vita,
della misericordia, che rompeva con la tradizione se la tradizione era nemica dell’uomo.
Per chi credeva di essere fedele alla Legge, questo era troppo.
Deve avergli fatto male l’odio che gli hanno scaricato addosso, ma questo non l’ha fermato.
«Passando in mezzo a loro, si mise in cammino»:
non si arrende, non scappa, perché si può ostacolare la profezia, ma non ucciderla.
La sua vitalità non si può fermare perché viene da Dio.
Con un velo di tristezza, se n’è andato per la sua strada.
Aveva una missione da compiere.
Non sei accettato? Pazienza va oltre.
A Gesù non importava molto cosa dicesse la gente di lui.
Non ha mai cercato il consenso, era libero.
Non si è mai preoccupato dei numeri né tantomeno s’illudeva quando vedeva le folle che lo seguivano, ben consapevole che la fede è come una candela, può spegnersi in un istante.
E’ stato davvero un uomo autentico perché libero dal giudizio degli altri.
La bella notizia di questa domenica?
Per una Nazareth che si chiude, altri villaggi apriranno le porte perché la patria del profeta è il mondo.

Dal Vangelo secondo Luca Lc 4,21-30

In quel tempo, Gesù cominciò a dire nella sinagoga: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».
Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidòne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».
All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.