DIOCESI DI CALTANISSETTA

Dal Vangelo Mc 5,1-20 – L’incontro con Cristo è l’incontro con una liberazione.

San Giovanni Bosco, Sacerdote

Il male è come un parassita,
vive rubando la vita di ciò a cui si aggrappa.
Non serve essere per forza posseduti ,
come l’uomo del Vangelo di oggi per sentirne gli effetti.
Il male lavora nella maggior parte dei casi senza farsi vedere,
senza mettersi in evidenza.
Basta una zona d’ombra nella nostra vita, e lui come un fungo, come muffa comincia a mettere radici e a rubarci vita, gioia, serenità, pace, significato.
L’unico modo di bloccarlo
è smascherarlo,
è eliminare le zone d’ombra,
è lasciare entrare la luce lì dove non entra mai.
Raccontato così sembra semplice, ma per esperienza tutti noi sappiamo che la faccenda è molto più complicata.
Per tutta la vita combattiamo contro di lui.
Per tutta la vita cerchiamo di togliergli potere e dominio.
Nel Vangelo di oggi lo incontriamo nelle tinte forti di una possessione diabolica,
emergono due sintomi:
l’incapacità a un legame
(nessuno poteva più tenerlo legato neppure con una catena),
e il farsi male da solo (percotendosi con delle pietre).
Quando si ammalano le nostre relazioni allora quello è un chiaro sintomo che il male sta facendo danni in noi.
Quando facciamo delle scelte che ci fanno del male e scegliamo quella parte della vita che più ci danneggia,
ecco che c’è un problema serio di male da affrontare.
L’incontro con Cristo è l’incontro con una liberazione.
Ed è proprio a partire da questo incontro che la nostra vita torna ad essere pienamente umana.

Dal Vangelo secondo Marco Mc 5,1-20

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli giunsero all’altra riva del mare, nel paese dei Gerasèni. Sceso dalla barca, subito dai sepolcri gli venne incontro un uomo posseduto da uno spirito impuro.
Costui aveva la sua dimora fra le tombe e nessuno riusciva a tenerlo legato, neanche con catene, perché più volte era stato legato con ceppi e catene, ma aveva spezzato le catene e spaccato i ceppi, e nessuno riusciva più a domarlo. Continuamente, notte e giorno, fra le tombe e sui monti, gridava e si percuoteva con pietre.
Visto Gesù da lontano, accorse, gli si gettò ai piedi e, urlando a gran voce, disse: «Che vuoi da me, Gesù, Figlio del Dio altissimo? Ti scongiuro, in nome di Dio, non tormentarmi!». Gli diceva infatti: «Esci, spirito impuro, da quest’uomo!». E gli domandò: «Qual è il tuo nome?». «Il mio nome è Legione – gli rispose – perché siamo in molti». E lo scongiurava con insistenza perché non li cacciasse fuori dal paese.
C’era là, sul monte, una numerosa mandria di porci al pascolo. E lo scongiurarono: «Mandaci da quei porci, perché entriamo in essi». Glielo permise. E gli spiriti impuri, dopo essere usciti, entrarono nei porci e la mandria si precipitò giù dalla rupe nel mare; erano circa duemila e affogarono nel mare.
I loro mandriani allora fuggirono, portarono la notizia nella città e nelle campagne e la gente venne a vedere che cosa fosse accaduto. Giunsero da Gesù, videro l’indemoniato seduto, vestito e sano di mente, lui che era stato posseduto dalla Legione, ed ebbero paura. Quelli che avevano visto, spiegarono loro che cosa era accaduto all’indemoniato e il fatto dei porci. Ed essi si misero a pregarlo di andarsene dal loro territorio.
Mentre risaliva nella barca, colui che era stato indemoniato lo supplicava di poter restare con lui. Non glielo permise, ma gli disse: «Va’ nella tua casa, dai tuoi, annuncia loro ciò che il Signore ti ha fatto e la misericordia che ha avuto per te». Egli se ne andò e si mise a proclamare per la Decàpoli quello che Gesù aveva fatto per lui e tutti erano meravigliati.