DIOCESI DI CALTANISSETTA

Dal vangelo Lc 1,1-4; 4,14-21

III Domenica del Tempo Ordinario

Nel Vangelo di Luca, per quattro volte Gesù entra in una sinagoga e ogni volta si trova a dover affrontare situazioni di conflitto.
Questo è il primo dei quattro ingressi, che si chiude addirittura con la decisione di ucciderlo.
I capi religiosi alla fine ci riusciranno.
E lo faranno in nome di Dio, perché chi non ha sperimentato Dio, si attacca all’idea che ha di Lui e alle sue presunte leggi.
«Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui».
C’è grande attesa.
Inizia a leggere ma ecco la trasgressione perché il testo di Isaia continua dicendo: «Un giorno di vendetta del Signore» (Is 61,2). E che fa Gesù? Non lo legge!
Gesù non è d’accordo con Isaia.
Da parte di Dio c’è solo amore, mai vendetta.
Ma come? La gente in sinagoga aspettava solo questo versetto.
La tradizione parlava di un Messia che finalmente avrebbe vendicato il popolo d’Israele, avrebbe finalmente liberato i poveri e i prigionieri dai Romani. C’è poco da fare, l’uomo attende sempre che Dio operi secondo i nostri desideri, ieri come oggi.
Immaginiamo lo sconcerto dei presenti: “Perché non va avanti?
Ma chi si crede di essere?”.
La tensione è a mille.
Risuonano le prime parole ufficiali di Gesù:
«Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».
Gesù non spiega il brano e non fa applicazioni morali, annuncia invece un compimento.
Lui è la buona notizia, Lui è il compimento della promessa.
Inizia una nuova storia.
Si chiude un libro e si apre la vita.
Una vita che non è fatta di pesi da sopportare ma da un Dio che porta con te quelli che la vita t’impone.
In modo sconcertante annuncia, per la prima volta, che il giudizio di Dio sarà di misericordia per tutti. C’è un nuovo orizzonte, un nuovo volto di Dio che Gesù inizia ad annunciare, fin da questo suo discorso programmatico.
Il fine della storia è la felicità dell’uomo, un uomo libero, gioioso.
Per gli uomini religiosi questo è troppo.
Un Dio che ama per primo, in perdita, gratuitamente, senza contraccambio non può esistere.
La bella notizia di questa domenica?
Dio si china su chi soffre, diventa ricchezza per il povero, vista per il cieco e libertà per il prigioniero.
In Lui tutte le nostre fragilità trovano sicurezza.

Dal Vangelo secondo Luca Lc 1,1-4; 4,14-21

Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero ministri della Parola, così anch’io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato per te, illustre Teòfilo, in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto.
In quel tempo, Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode.
Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:
«Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l’unzione
e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,
a proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
a rimettere in libertà gli oppressi,
a proclamare l’anno di grazia del Signore».
Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato»