DIOCESI DI CALTANISSETTA

Dal Vangelo Mc. 12,13-17

Martedì della prima settimana

” Questa immagine e l’iscrizione di chi sono?”
Davvero in molti hanno desiderato e cercato di essere potenti e temuti quanto lo è stato l’imperatore Cesare.
Che di potere ne aveva davvero tanto.
Eppure anche lui era nelle mani di Dio.
Esattamente come lo era quella moneta con impressa la sua immagine che si trovava ora nelle mani di Gesù.

Quello che accade nella nostra vita,
le scelte personali,
il modo di essere e di relazionarci,
Il nostro crescere e maturare,
nell’amore verso Dio è il prossimo,
Il nostro essere umani,
sono il “cesello”.
Sono ciò che incidono sulla moneta quello che realmente siamo.
Ma se e’ vero che l’immagine e l’iscrizione sono le nostre,
I proprietari di queste monete non siamo noi.

Troppo spesso ci comportiamo come se lo fossimo.
Troppo spesso ci comportiamo come se fossimo i proprietari di tutto.
Bisogna rendere a “Cesare quel che e’ di Cesare” ,
e a Dio
quello che e’ di Dio.
“Lui e’ Dio.
Io sono sua creatura”.

Arrivare a riconoscere questo ci rimette in equilibrio.
Solo a Dio dobbiamo dare onore,
gloria,
adorazione.
E dobbiamo farlo in questa vita,
in ogni azione che compiamo.
La moneta e’ di Dio a Lui ritornera’.

Speriamo,
quando questa moneta tornera’ a Lui,
che sia di Suo gradimento.
Che riconosca l’effige e l’iscrizione.
Che non abbia a dire:
“Chi è costui?”
Che possa anzi gioire,
constatando di tener in mano un’ oggetto prezioso,
ben curato,
non sciupato,
degno di essere aggiunto alle altre monete che compongono il Suo tesoro.

Se siamo “moneta” è perché agli occhi di Dio siamo preziosi.
Costituiamo per Lui un grosso investimento.
Ha pagato molto caro.
infatti,
il prezzo di ogni singola moneta,
che siamo noi.

Che il Sacro Cuore ci aiuti.
Ad avere un cuore bello dove impressa è l’effige di Gesù.
Inciso il Suo Santissimo Nome.
È quella la moneta che dobbiamo essere per il Regno dei cieli.

Dal Vangelo secondo Marco Mc 12,13-17

In quel tempo, mandarono da Gesù alcuni farisei ed erodiani, per coglierlo in fallo nel discorso.
Vennero e gli dissero: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno, ma insegni la via di Dio secondo verità. È lecito o no pagare il tributo a Cesare? Lo dobbiamo dare, o no?».
Ma egli, conoscendo la loro ipocrisia, disse loro: «Perché volete mettermi alla prova? Portatemi un denaro: voglio vederlo». Ed essi glielo portarono.
Allora disse loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare». Gesù disse loro: «Quello che è di Cesare rendetelo a Cesare, e quello che è di Dio, a Dio».
E rimasero ammirati di lui.