DIOCESI DI CALTANISSETTA

Dal Vangelo Gv. 6,1-15

Venerdì della II settimana di Pasqua

“Ma che cos’è questo per tanta gente?”

Questa e’ forse la tentazione più ricorrente nella nostra vita.
Quella che ci fa’ pensare di non essere in grado “di fare niente” di veramente buono.
Di non essere in grado di fare del bene.
Di non essere in grado di cambiare le cose.
Di non essere in grado di poter iniziare un qualcosa che possa portare il mondo a cambiare nel profondo.
E ancora,
non credere di essere in grado di ricondurre qualcuno a Dio.

“E d’altronde come posso fare?
Io sono un povero peccatore capace solo di peccare.
Ci sono miliardi di persone
e io vorrei aiutare tutti.
Ma ho solo i “cinque pani e due pesci” della mia mediocrità.
Non sono sufficienti per fare niente.
Gli altri forse possono.
Ma non io”.

Certamente “non posso fare io”.
Ma tutto cambia se è “io con Dio”.
Se poi ti unisci anche tu,
fratello caro,
sorella cara
è pure meglio.
Il problema,
infatti,
sta’ proprio nel fare affidamento unicamente nelle nostre poche risorse umane e naturali,
che certamente non sono sufficienti.

Ma se il “poco che abbiamo” lo mettiamo nelle mani di Gesù,
fidandoci di Lui,
tutto cambia.
Lui “rendera’ grazie”,
e benedira’ i “pochi pani e pesci” che abbiamo.
Benedira’ i nostri sforzi.
E li moltiplichera’
al punto tale,
che non solo basteranno,
ma avanzeranno.
Noi però,
dobbiamo cominciare a “fare” e soprattutto,
a “lasciarlo fare”.

Maria ha cominciato con un “sì” messo nelle “mani di Dio”.
Giuseppe con un atto de fede.
I santi hanno fatto lo stesso.
Pur senza avere super poteri
hanno compiuto cose meravigliose,
affidandosi a Gesù solo.

È fidandosi di Lui che il nostro “nulla” diverrà “molto”.
Un “molto” che avanza.
Forse non aumenteremo la nostra ricchezza.
Ma aumenteremo la gioia intorno a noi.
E anche in noi.

Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 6,1-15

In quel tempo, Gesù passò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e lo seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi. Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei.
Allora Gesù, alzàti gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva quello che stava per compiere. Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo».
Gli disse allora uno dei discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?». Rispose Gesù: «Fateli sedere». C’era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini.
Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano. E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto». Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.
Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: «Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!». Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo.