DIOCESI DI CALTANISSETTA

Dal Vangelo Gv. 8,1-11

Lunedì della V settimana di Quaresima

“Nessuno ti ha condannata?
Nessuno Signore”

La pagina del Vangelo di oggi è di una bellezza e di una delicatezza commovente.
Esso ci parla in modo “vero” del nostro Dio.
Di come ci vede.
A Lui interessiamo noi,
non il nostro peccato.
Non vuole che pecchiamo,
certamente,
perché sa’ che il peccato ci è nocivo.

“Nessuno ti ha condannata”.
È una frase che è già al passato.
Le pietre della lapidazione sono deposte.
Nessun male ti colpirà.
Il presente è già diverso per l’anima che ha deposto il suo peccato ai piedi di Gesù.

Non esiste
una sola pagina di Vangelo in cui Lui “punti il dito” verso qualcuno.
Non lo punta neppure oggi verso di noi,
che viviamo in un’epoca che esalta il peccato.
Ma con infinita pazienza e amore,
ancora,
e ancora,
si china sulle nostre miserie,
si addossa le nostre infermità,
fascia le nostre tante ferite.
Ferite procurate dal peccato nostro
e dal peccato altrui.
Ferite che lasciano spesso segni indelebili e cicatrici,
nei nostri cuori e nelle nostre anime.

Quanto abbiamo bisogno della Misericordia!!!
A questo serve il sacramento della confessione,
durante il quale spesso “confessiamo” sempre le stesse cose.
“Peccati” che si ripetono perché siamo fragili e incapaci di andare oltre quelli che sono i nostri limiti.
Che Gesù conosce.
Non è stupito di sentirci ripetere le stesse cose.
Quando ci lascia sa’ che probabilmente torneremo a commettere gli stessi errori.
Perché liberarsi dal peccato è difficile,
a meno che non sia incidente “occasionale”.
Ma quando esso ha messo in noi radici,
quando è determinato da caratteristiche personali,
disintossicarsi diventa processo lento e anche doloroso.

L’errore sarebbe dar retta alla voce malevola che ti dice “tanto non ce la farai mai”,
e smettere di andare alla fonte della misericordia.

È il peccato che va’ lapidato.
Non il peccatore.

“Si mise a scrivere col dito per terra.”
Il momento è tragico,
la tensione è alle stelle,
e tu scrivi.
Cosa scrivi?
Per molti Tu scrivevi il comandamento della legge.
Per altri ancora i peccati di tutte le persone che avevi davanti.
Persone che vedono il peccato degli altri,
ma non il proprio.
Meritevoli anche loro di lapidazione secondo lo stesso criterio che adesso usano verso una loro sorella.
Adulteri forse non colti sul fatto;
peccatori colpevoli di mille altri peccati;
O forse scrivi altro.
Chissà.

Gesù non giustifica il peccato.
Siamo tutti peccatori.
Ma distingue fra essi.
Davanti a Dio nessun uomo è giusto.
Ci deve essere impegno a capire chi sbaglia.
Ci deve essere impegno in chi sbaglia,
a cercare di non sbagliare più.
È la sfida della nostra vita.

Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 8,1-11

In quel tempo, Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro.
Allora gli scribi e i farisei gli condussero una a sorpresa in adultèrio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adultèrio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo.
Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani.
Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».