DIOCESI DI CALTANISSETTA

Dal Vangelo Lc. 7,1-10 “Non son degno”

Lunedì della XXIV settimana del tempo ordinario

“Non son degno”
Ci sono delle raccomandazioni che sono “lecite”.
Sono sante raccomandazioni.
Come quelle che spingono gli anziani di Cafarnao ad andare incontro a Gesù per intercedere per il centurione romano:
“È un infedele.
Crede in giove,
venere,
marte…….
…..ma è una persona buona.
…..ama il popolo ebreo;
…..ha costruito la Sinagoga.
…..non si può dire di “no”.
Una persona così,
conviene tenersela buona.”

Mettonodi buon umore queste persone.
Forse le loro intenzioni erano realmente buone.
Ma al di là di questo,
l’insegnamento che arriva,
attraverso i secoli,
da queste persone,
è che è sempre importante “parlare” a Gesù delle persone e delle situazioni.
Di qualunque persona.
Di qualunque situazione.
Anche di quelle per cui pregare sembra tempo perso.
Perché Gesù si incammina verso di loro.
Verso la loro casa.
E quello che Lui può fare,
una volta entrato in essa,
può essere davvero sorprendente.

È un semino piccolo piccolo,
quello della nostra preghiera.
Che viene gettato nel cuore di Dio per amore Suo e per amore degli uomini.
È un semino non molto apprezzato.
Perché spesso lo gettiamo senza dargli troppa fiducia.
Merita di essere “annaffiato” con maggior fede il “seme” della preghiera fatta per gli altri.
Una “fede” come quella del centurione.
Che oggi ci dà lezione proprio di “fede”.
Lui che era un pagano!!!

Quello che infatti gli anziani della città non potevano sapere,
è che mentre loro parlavano di lui a Gesù
la “Grazia” aveva già raggiunto quel cuore,
e lo aveva aperto alla fede.

“Non sono degno…”.
È bellissima questa preghiera.
Veramente “fede e umiltà” strappano miracoli.
Perché,
pur chiedendoli,
non li pretendono.
Ma sanno accettare ciò che la bontà di Dio decide,
come miglior cosa.
Anche per noi sia così.
Intercediamo.
Preghiamo.
Ma senza pretendere.

Molti di noi si scoraggiano e dicono:
” Ho molto pregato e non ho ottenuto”.
Arrivare a vedere i frutti della nostra preghiera è una grazia,
che non sempre ci è concessa.

Spesso non ci è dato sapere quali frutti porta la nostra preghiera.
Ma certo essa non è andata persa.
Forse un giorno scopriremo che essa
può aver evitato un incidente mortale.
O che può aver portato il dono di una morte santa a chi muore improvvisamente.
O conversione in qualcuno che non conosciamo.
La Preghiera è un potere che ci è stato dato.
Se poi lo esercitiamo con fede diventa superpotere.

Nessuno si scoraggi dunque.
Umiltà e fede ci guidino.
Riprendiamo in mano i nostri rosari.
Riprendiamo le nostre adorazioni e le nostre orazioni.
Non sono tempo perso.

Dal Vangelo secondo Luca 7,1-10

In quel tempo, Gesù, quando ebbe terminato di rivolgere tutte le sue parole al popolo che stava in ascolto, entrò in Cafàrnao. Il servo di un centurione era ammalato e stava per morire. Il centurione l’aveva molto caro. Perciò, avendo udito parlare di Gesù, gli mandò alcuni anziani dei Giudei a pregarlo di venire e di salvare il suo servo. Costoro, giunti da Gesù, lo supplicavano con insistenza: «Egli merita che tu gli conceda quello che chiede – dicevano –, perché ama il nostro popolo ed è stato lui a costruirci la sinagoga». Gesù si incamminò con loro. Non era ormai molto distante dalla casa, quando il centurione mandò alcuni amici a dirgli: «Signore, non disturbarti! Io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto; per questo io stesso non mi sono ritenuto degno di venire da te; ma di’ una parola e il mio servo sarà guarito. Anch’io infatti sono nella condizione di subalterno e ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa». All’udire questo, Gesù lo ammirò e, volgendosi alla folla che lo seguiva, disse: «Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!». E gli inviati, quando tornarono a casa, trovarono il servo guarito.
Parola del Signore.