DIOCESI DI CALTANISSETTA

Dal Vangelo Gv.5,1-3a.5,1-6 “Vuoi guarire?”

Martedì della IV settimana di Quaresima

“Vuoi guarire?”
Inizia così il dialogo fra Dio e il malato che si trovava presso la fontana di Betzata’.
Sembra una domanda assurda,
quella di Gesù.
Chi infatti,
se malato,
non vorrebbe guarire?
Eppure Gesù vuole sincerarsi che questo sia il vero desiderio della persona a cui lo chiede.
Come a chiedere il permesso di “operare” una cosa che poi avrà ripercussioni importanti sulla vita di tutti i giorni.
Perché?
Perché talvolta guarire e’ una decisione da prendere.
Ci si può abituare anche ad essere malati.
Si può trovare piacere nel crogiolarsi nel proprio dolore,
compiacersi nel sentirsi compatiti.
Ma soprattutto,
dopo tanto tempo,
una guarigione,
potrebbe sconvolgere la vita di una persona .
Forse perché l’infermità garantisce un sussidio statale,
una pensione di invalidità
Si dovrebbe rinunciare a questo,
una volta guariti.
Cercare un lavoro,
tornare a faticare.

Così potrebbe essere anche per questa persona del Vangelo.
Se guarisce,
dovra’ smettere di mendicare,
e trovarsi un lavoro.
Dovra’ camminare con le sue gambe.
Non avrà più motivi per lagnarsi.
Dovra’ guardare alla sua vita e al suo futuro,
con una prospettiva diversa,
non più da malato.
Non dovra’ più aspettarsi che qualcuno lo sostenga.
Dovra’ anzi farsi “sostegno” per altri.

È una pagina delicata questa.
È tenero il dialogo.
È tenero Gesù che si preoccupa di questo malato.
È tenero questo uomo,
che non ha nessuno che lo cali nella piscina quando “l’acqua si agita”,
inconsapevole di essere già calato nell’oceano d’Amore del Cuore di Gesù che tutto risana.
La Quaresima è anche guarigione.
Passa anche dai “rubinetti” e dalle vasche delle nostre case.
Siamo pronti a rispondere alla Sua domanda?
Davvero vogliamo guarire?
Probabilmente,
qualcuno può pensare di non aver niente da dover guarire.
Ma non è quasi mai così.
Abbiamo tutti tante cose da guarire.
Tante cose da purificare.
Dobbiamo guarire dalle ferite,
dagli odi,
e dai rancori.
Abbiamo cose che magari stanno lì “da cinque,
dieci,
venti,
trent’anni”.
Ci vuol coraggio talvolta a “guarire”.
Perché questo vuol dire
“prendere il proprio lettuccio e andare”,
e non più “essere portati sul lettuccio”.
Significa guardare le nostre situazioni stando in piedi,
“da uomini e donne mature”.
Significa mettere muscoli capaci di sorreggere le gambe per farle muovere.

Certo,
ci sono persone che possono dire:
“io voglio guarire,
ma questa guarigione non arriva!!! “.
la “guarigione” in alcuni casi può essere “accettazione” della volontà di Dio sulla nostra vita.
questo episodio ci sprona a trovare un senso,
e la felicità,
nonostante le nostre difficoltà.
Anche questo è alzarsi in piedi,
prendere la barella e andare.

Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 5,1-16

Ricorreva una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. A Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, vi è una piscina, chiamata in ebraico Betzatà, con cinque portici, sotto i quali giaceva un grande numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici.
Si trovava lì un uomo che da trentotto anni era malato. Gesù, vedendolo giacere e sapendo che da molto tempo era così, gli disse: «Vuoi guarire?». Gli rispose il malato: «Signore, non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l’acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, un altro scende prima di me». Gesù gli disse: «Àlzati, prendi la tua barella e cammina». E all’istante quell’uomo guarì: prese la sua barella e cominciò a camminare.
Quel giorno però era un sabato. Dissero dunque i Giudei all’uomo che era stato guarito: «È sabato e non ti è lecito portare la tua barella». Ma egli rispose loro: «Colui che mi ha guarito mi ha detto: “Prendi la tua barella e cammina”». Gli domandarono allora: «Chi è l’uomo che ti ha detto: “Prendi e cammina?”». Ma colui che era stato guarito non sapeva chi fosse; Gesù infatti si era allontanato perché vi era folla in quel luogo.
Poco dopo Gesù lo trovò nel tempio e gli disse: «Ecco: sei guarito! Non peccare più, perché non ti accada qualcosa di peggio». Quell’uomo se ne andò e riferì ai Giudei che era stato Gesù a guarirlo. Per questo i Giudei perseguitavano Gesù, perché faceva tali cose di sabato.