DIOCESI DI CALTANISSETTA

Salmo 129 (128) – La ferma fiducia nella persecuzione

 

Quanto mi hanno perseguitato fin dalla giovinezza

– lo dica Israele -,

quanto mi hanno perseguitato fin dalla giovinezza,

ma su di me non hanno prevalso!

Sul mio dorso hanno arato gli aratori,

hanno scavato lunghi solchi.

Il Signore è giusto:

ha spezzato le funi dei malvagi.

Si vergognino e volgano le spalle

tutti quelli che odiano Sion.

Siano come l’erba dei tetti:

prima che sia strappata, è già secca;

non riempie la mano al mietitore

né il grembo a chi raccoglie covoni.

I passanti non possono dire:

La benedizione del Signore sia su di voi,

vi benediciamo nel nome del Signore”.

Commento

Il personaggio del salmo è un pio Giudeo, che ritornato dall’esilio presenta le sue sofferenze ai primi consistenti gruppi di rimpatriati per attestare la sua fedeltà a Dio in mezzo alle più gravi sofferenze. Egli ha sofferto per la sua testimonianza a Dio. Egli non ha mai ceduto e di questo ne sono testimoni molti (“- lo dica Israele -”); e ora egli vuole sostenere i rimpatriati di fronte all’aperta ostilità dei popoli vicini, e di fronte alla sorgente idea di evitare lo scontro coi vicini, ma di concordare con loro per via di matrimoni con loro donne (Esd 9,1s; Ne 13,23), cadendo così in una loro astuta trappola (Cf. Ct 8,8-10).

Il salmista dice: “Sul mio dorso hanno arato gli aratori, hanno scavato lunghi solchi”. Queste parole vogliono dire che egli è stato sottoposto alla crudeltà di essere stato messo sotto un giogo a tirare un aratro e mentre era flagellato. Ma alla fine Dio “ha spezzato le funi dei malvagi”.

Il salmista si augura che avvenga una repentina disfatta di coloro che “odiano Sion”, in particolare il salmista intende quelli che compromettono dall’interno la compattezza di Israele legandosi ai pagani; che siano nemici interni di Israele lo si ricava dalla citazione della benedizione che veniva data dai passanti ai lavoratori dei campi, ricevendone il ricambio; tale benedizione non era data ai pagani.

“Siano come l’erba dei tetti…”. L’erba che cresce sui tetti delle case la cui manutenzione è trascurata, nessuno la va a raccogliere, perché subito appassisce. L’immagine è di un repentino perire dei nemici di Sion.

L’immagine dell’uomo che sotto il giogo ara è riferibile metaforicamente a Cristo, che sottoposto alla morte di croce ha arato questo povero mondo, affinché la sua Parola potesse attecchire e germogliare.

Magnificat

L’anima mia magnifica il Signore *

e il mio spirito esulta in Dio,

mio salvatore,

perché ha guardato l’umiltà

della sua serva. *

D’ora in poi tutte le generazioni

mi chiameranno beata.

Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente *

e santo é il suo nome:

di generazione in generazione la sua misericordia *

si stende su quelli che lo temono.

Ha spiegato la potenza

del suo braccio, *

ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;

ha rovesciato i potenti dai troni, *

ha innalzato gli umili;

ha ricolmato di beni gli affamati, *

ha rimandato i ricchi a mani vuote.

Ha soccorso Israele, suo servo, *

ricordandosi della sua misericordia,

come aveva promesso ai nostri padri,*

ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre.

Gloria al Padre e al Figlio *

e allo Spirito Santo.

Come era nel principio, e ora e sempre *

nei secoli dei secoli. Amen