DIOCESI DI CALTANISSETTA

Salmo 55 (54) – L’amico che tradisce

 

Porgi l’orecchio, Dio, alla mia preghiera,

non nasconderti di fronte alla mia supplica.

Dammi ascolto e rispondimi;

mi agito ansioso e sono sconvolto

dalle grida del nemico, dall’oppressione del malvagio.

Mi rovesciano addosso cattiveria

e con ira mi aggrediscono.

Dentro di me si stringe il mio cuore,

piombano su di me terrori di morte.

Mi invadono timore e tremore

e mi ricopre lo sgomento.

Dico: “Chi mi darà ali come di colomba

per volare e trovare riposo?

Ecco, errando, fuggirei lontano,

abiterei nel deserto.

In fretta raggiungerei un riparo

dalla furia del vento, dalla bufera”.

Disperdili, Signore, confondi le loro lingue.

Ho visto nella città violenza e discordia:

giorno e notte fanno la ronda sulle sue mura;

in mezzo ad essa cattiveria e dolore,

in mezzo ad essa insidia,

e non cessano nelle sue piazze sopruso e inganno.

Se mi avesse insultato un nemico,

l’avrei sopportato;

se fosse insorto contro di me un avversario,

da lui mi sarei nascosto.

Ma tu, mio compagno,

mio intimo amico,

legato a me da dolce confidenza!

Camminavamo concordi verso la casa di Dio.

Li sorprenda improvvisa la morte,

scendano vivi negli inferi,

perché il male è nelle loro case e nel loro cuore.

Io invoco Dio

e il Signore mi salva.

Di sera, al mattino, a mezzogiorno

vivo nell’ansia e sospiro,

ma egli ascolta la mia voce;

in pace riscatta la mia vita

da quelli che mi combattono:

sono tanti i miei avversari.

Dio ascolterà e li umilierà,

egli che domina da sempre;

essi non cambiano e non temono Dio.

Ognuno ha steso la mano contro i suoi amici,

violando i suoi patti.

Più untuosa del burro è la sua bocca,

ma nel cuore ha la guerra;

più fluide dell’olio le sue parole,

ma sono pugnali sguainati.

Affida al Signore il tuo peso

ed egli ti sosterrà,

mai permetterà che il giusto vacilli.

Tu, o Dio, li sprofonderai nella fossa profonda,

questi uomini sanguinari e fraudolenti:

essi non giungeranno alla metà dei loro giorni.

Ma io, Signore, in te confido.

Commento

La situazione che il salmo presenta quella di un giusto perseguitato dentro la sua città. Egli rimane fedele a Dio pur avendo attorno a sé la violenza e il sopruso. Il potere regale di Gerusalemme è profondamente deformato e la grande maggioranza degli abitanti della città si è adeguata alla situazione di corruzione imperante, cosicché anche gli amici spesso tradiscono l’amico. Fuori della città ci sono i venti di guerra portati da Nabucodonosor (605-5629) mentre la città è diventata, in nome della compattezza difensiva, una prigione da cui nessuno può scappare: “Giorno e notte fanno la ronda sulle sue mura”. Per fuggire bisognerebbe avere le ali: “Chi mi darà ali come di colomba per volare e trovare riposo?”. Il giusto del salmo cerca di portare attorno a sé il ravvedimento, ma contro di lui si alza il grido d’insulto del nemico, il cumulo di calunnie dell’empio, e l’attentato alla sua vita. Ma il giusto perseguitato e senza quasi scampo invoca l’assistenza di Dio: “riscatta la mia vita da quelli che mi combattono”. I malvagi non riescono ad eliminarlo perché Dio agisce contro di loro: “Dio ascolterà e li umilierà”.

Il salmista descrive un empio in azione: “Più untuosa del burro è la sua bocca, ma nel cuore ha la guerra; più fluide dell’olio le sue parole, ma sono pugnali sguainati”. L’empio ha un parlare sicuro, suadente, senza intoppi che rivelino disagio. E’ annientato nel male, non ha i tratti emotivi di chi è preso ancora dall’urlo della sua coscienza e così le sue parole escono fluide, morbide, ma nello stesso tempo sono taglienti come spade. Di fronte a questo altro non si può fare che rifugiarsi nel Signore: “Affida al Signore il tuo peso ed egli ti sosterrà, mai permetterà che il giusto vacilli”. Il giusto non dubita: gli empi non vinceranno contro Dio. Egli sa che prima di lui è combattuto Dio in lui.

Tutta la forza del giusto del salmo viene espressa nelle sue ultime parole: “Ma io, Signore, in te confido”.

Magnificat

L’anima mia magnifica il Signore *

e il mio spirito esulta in Dio,

mio salvatore,

perché ha guardato l’umiltà

della sua serva. *

D’ora in poi tutte le generazioni

mi chiameranno beata.

Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente *

e santo é il suo nome:

di generazione in generazione la sua misericordia *

si stende su quelli che lo temono.

Ha spiegato la potenza

del suo braccio, *

ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;

ha rovesciato i potenti dai troni, *

ha innalzato gli umili;

ha ricolmato di beni gli affamati, *

ha rimandato i ricchi a mani vuote.

Ha soccorso Israele, suo servo, *

ricordandosi della sua misericordia,

come aveva promesso ai nostri padri,*

ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre.

Gloria al Padre e al Figlio *

e allo Spirito Santo.

Come era nel principio, e ora e sempre *

nei secoli dei secoli. Amen.