DIOCESI DI CALTANISSETTA

Dal Vangelo Gv 3,16-21

Mercoledì della II settimana di Pasqua

Dio ha talmente amato il mondo da mandare suo Figlio.
Questo non può capire Nicodemo. Se non rinasce dall’alto nessuno può concepire un Dio che per amore si dona. Se il capo dei farisei non cambia approccio, se rimane figlio di questa terra senza alzare lo sguardo, se non si fida delle parole dell’unico che viene dall’ alto, non riuscirà mai a concepire un enormità del genere.

Solo lo Spirito ci può far cogliere tanto: scoprire che Dio è innamorato del mondo che ha creato per amore e che custodisce senza essere ingombrante, lasciando la piena libertà di cercarlo ed accoglierlo. Solo cambiando approccio possiamo concepire un Dio che non desidera timorosa obbedienza o pedissequo rispetto delle norme, che non vuole fare una selezione dei bravi ragazzi ma che desidera salvare il mondo.
Solo accogliendo un Figlio donato che viene a raccontare il volto del Padre possiamo arrivare così in alto. E no, non potevamo arrivarci da soli, siamo tutti un po’ Nicodemo, brancoliamo nel buio, nonostante la Parola, nonostante l’intelligenza spirituale, nonostante i tanti anni di cammino nella fede, nonostante la buona volontà, nonostante gli sforzi compiuti. È tutto talmente enorme, sproporzionato, eccessivo, scandaloso, stordente, da inebriarci.

Ci voleva lui, il Verbo di Dio, per capire chi è Dio. Ci voleva lui, Dio, per dire di Dio. Non avremmo osato tanto. Ci saremmo accusati di esagerare, di manipolare Dio, di proiettare addosso a lui i nostri sogni più intimi. Ha talmente amato il mondo: Dio ama, ci chiede di collaborare con lui alla salvezza del mondo scegliendo a nostra volta di amare, sempre, ad ogni costo, così come siamo capaci. Un amore libero e liberante. E Gesù rilancia: ama così tanto da morire per te.

Ti ama da morire. Da morirne. Non per farti sentire in colpa, o per ricattarti, come troppo spesso facciamo noi, Dio ti ama, in Cristo, perché non può che amare.

Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 3,16-21

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.
E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».