DIOCESI DI CALTANISSETTA

Dal Vangelo Gv. 10,1-10 – Il buon pastore

Lunedì della IV settimana di Pasqua

Ecco oggi il Vangelo fornire l’identikit di colui che e il “buon pastore”.
Tutti dovremmo tenere ben a mente che questo tempo è pieno di falsi profeti e di pessimi pastori.
Il buono pastore,
ci dice Gesu’,
entra dalla porta del recinto.
Non lo scavalca.
Non lo sfonda,
non usa altre vie.
Il buon pastore e’ quello che si cura del suo gregge,
che lo fa’ uscire,
per portarlo al pascolo.
Ma non lo lascia andare da solo.
Si mette alla sua testa e lo guida.
Le sue pecore
le pulisce,
le nutre,
le fascia e le cura.
Non le abbandona .
Se ne prende la responsabilità.
Il buon pastore e’ quello che chiama le pecore per nome.
Le conosce tutte.
Tutte sono importanti per lui.
Non può accettare di perderne neppure una.
Ma sopratutto,
il buon pastore offre la vita per le pecore.
La sua stessa vita.
Come una mamma e un papà.
Perché il gregge è la Sua famiglia.
Come possono reggere oggi le famiglie se a guidarle non ci sono bravi papà e brave mamme,
che diano l’esempio ai loro “agnellini”?

Ma il brano di oggi,
ci fornisce anche l’identikit della brava pecora.
Di quella intelligente e solida.
La brava pecora conosce chi è il suo pastore.
Conosce la sua voce.
E non si fa’ ingannare.
Così come il bravo figlio riconosce l’autorità dei suoi genitori.
Questo brano del Vangelo,
sia per noi di insegnamento e monito.
Gesù sembra preoccupato dal fatto che possiamo seguire chi non dobbiamo seguire.
Perché mai come oggi sono tutti “innamorati pazzi” per i cattivi pastori.
Che non necessariamente sono i più simpatici e accondiscendenti.
Oggi si pensa e crede che,
più sono moderni,
piu’ i “pastori” sono buoni.
Più seguono il mondo,
piu’ sono bravi.
Ma la modernità non c’entra nulla.
Non c’e’ nulla di male nella modernità,
se e’ il linea al Vangelo.
Che resta la via maestra da seguire per la vita ordinaria di ogni giorno.

“Ladri e briganti”,
Gesù chiama i “cattivi pastori”.
Con cui non è tenero.
E noi,
facciamo attenzione.
Ai cattivi pastori niente importa delle pecore.
Danno loro il cibo che esse vogliono,
anche se e’ per loro velenoso.
Non si curano della loro salute.
E per esse non danno la vita.
Ma sacrificano anzi la vita della pecora,
per saziare la loro.
Quanta gente sedotta dalle “sette”.
Quanta gente sedotta dalle altre religioni.
Quanta anime e coscienze sconvolte dalle nuove teorie.
Quante fedi distrutte,
anche da chi dovrebbe essere pastore,
e non lo e’.
Teniamo allenate le orecchie allora.
Per riconoscere la voce del vero pastore.
Alziamo il capo e annusiamo l’aria per riconoscerne l’odore.
Facciamo attenzione a chi seguiamo.
A quali teorie ci vengono proposte.

Di buon pastore ce n’è uno solo.
Ed è Gesù.
Lui è la porta per cui entrare e uscire.
Gli altri sono ladri e briganti.

Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 10, 1-10

In quel tempo, disse Gesù: «In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei».

Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.

Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita a l’abbiano in abbondanza».