DIOCESI DI CALTANISSETTA

Salmo 132 (131) – L’esempio di Davide e la fedeltà di Dio alle promesse

 

Ricordati, Signore, di Davide,

di tutte le sue fatiche,

quando giurò al Signore,

al potente di Giacobbe fece voto:

Non entrerò nella tenda in cui abito,

non mi stenderò sul letto del mio riposo,

non concederò sonno ai miei occhi

né riposo alle mie palpebre,

finché non avrò trovato un luogo per il Signore,

una dimora per il Potente di Giacobbe”.

Ecco, abbiamo saputo che era in Èfrata,

l’abbiamo trovata nei campi di Iaar.

Entriamo nella sua dimora,

prostriamoci allo sgabello dei suoi piedi.

Sorgi, Signore, verso il luogo del tuo riposo,

tu e l’arca della tua potenza.

I tuoi sacerdoti si rivestano di giustizia

ed esultino i tuoi fedeli.

Per amore di Davide, tuo servo,

non respingere il volto del tuo consacrato.

Il Signore ha giurato a Davide,

promessa da cui non torna indietro:

Il frutto delle tue viscere

io metterò sul tuo trono!

Se i tuoi figli osserveranno la mia alleanza

e i precetti che insegnerò loro,

anche i loro figli per sempre

siederanno sul tuo trono”.

Sì, il Signore ha scelto Sion,

l’ha voluta per sua residenza:

Questo sarà il luogo del mio riposo per sempre:

qui risiederò, perché l’ho voluto.

Benedirò tutti i suoi raccolti,

sazierò di pane i suoi poveri.

Rivestirò di salvezza i suoi sacerdoti,

i suoi fedeli esulteranno di gioia.

Là farò germogliare una potenza per Davide,

preparerò una lampada per il mio consacrato.

Rivestirò di vergogna i suoi nemici,

mentre su di lui fiorirà la sua corona”.

Commento

Questo salmo è stato indubbiamente scritto in un momento di difficoltà grave, come rivelano le parole di supplica: “Non respingere il volto del tuo consacrato”.

Da tutto l’insieme si è condotti a identificare il “consacrato” con il re Giosia (640-609). Egli si impegnò ad arginare il male seminato dal re Manasse (687-642), causa di un incombente rigetto della tribù di Giuda e della città di Gerusalemme (2Re 21,10s; 23,27). Il re si rivolge a Dio facendo appello allo zelo di Davide, alla sua promozione del culto, che egli ha imitato; da ciò la speranza di essere esaudito nel suo desiderio di non vedere colpita Gerusalemme. Il re si appella alle promesse solenni fatte da Dio a Davide: “Il Signore ha giurato a Davide, promessa da cui non torna indietro: <Il frutto delle tue viscere io metterò sul tuo trono!>”. Queste promesse lo aprono al futuro Messia, che avrà “una lampada”, cioè un popolo rinnovato, capace di grande amore a Dio (Cf. 1Re 11,36; 15,4; 2Re 8,19; 2Cr 21,7).

Il salmo, dopo aver presentato il voto di Davide, presenta il giubilo del ritrovamento da parte dei ricercatori e il loro invito ad entrare nella “sua dimora”, cioè il luogo provvisorio dove era stata posta l’arca (1Sam 7,1), a prostrarsi davanti “allo sgabello dei suoi piedi”, cioè l’arca. “Iàar” è un toponimo legato a “Kirjat-Iearim” (la città delle foreste).

Segue il giubilo dell’ingresso solenne dell’arca in Gerusalemme, luogo del riposo di Dio dopo tanto pellegrinare dell’arca: “Sorgi, Signore, verso il luogo del tuo riposo, tu e l’arca della tua potenza. I tuoi sacerdoti si rivestano di giustizia…”.

Il salmo ancora si sofferma sulla stabilità di Sion, basata sulle promesse di Dio: “Il Signore ha scelto Sion, l’ha voluta per sua residenza: <Questo sarà il luogo del mio riposo per sempre: qui risiederò perché l’ho voluto>”.

Il salmo si apre alle future benedizioni di Dio su Gerusalemme e con ciò presenta i tempi messianici.

“Là farò germogliare una potenza per Davide”, poiché in Sion fiorirà la potenza del Messia. Il Signore preparerà “una lampada” al suo consacrato, cioè la Chiesa, che gli sarà lampada rendendogli onore e gloria (Cf. 1Re 11,36). I nemici del “consacrato”, cioè Cristo, saranno sconfitti, e su di lui, vincitore, “splenderà la sua corona”, cioè la corona che il Padre gli darà (Mt 28,18).

Cristo sconfiggerà i suoi nemici, cioè coloro che, pur amati, pur illuminati dalla sua parola e dal suo esempio, si sono induriti all’estremo, sia uccidendolo, sia seminando menzogna sulla sua risurrezione (Mt 28,13), sia – ora – cercando di fermare, di sopprimere, la Chiesa. Cristo ha sconfitto il nemico primo, cioè Satana. La corona che splenderà sul suo capo è il potere che il Padre gli ha dato in cielo e in terra (Mt 28,18).

Dio dimora, e dimorerà sempre, nella Chiesa; la Chiesa, che è luce del mondo: “la lampada”.

I propositi di Davide devono essere i nostri. Non possiamo darci riposo fin tanto che Dio non dimori nel cuore di tutti gli uomini.

Il desiderio che “i tuoi sacerdoti si rivestano di giustizia ed esultino i tuoi fedeli”, cioè siano santi e per questo nella vera letizia, deve essere il nostro costante desiderio.

Magnificat

L’anima mia magnifica il Signore *

e il mio spirito esulta in Dio,

mio salvatore,

perché ha guardato l’umiltà

della sua serva. *

D’ora in poi tutte le generazioni

mi chiameranno beata.

Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente *

e santo é il suo nome:

di generazione in generazione la sua misericordia *

si stende su quelli che lo temono.

Ha spiegato la potenza

del suo braccio, *

ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;

ha rovesciato i potenti dai troni, *

ha innalzato gli umili;

ha ricolmato di beni gli affamati, *

ha rimandato i ricchi a mani vuote.

Ha soccorso Israele, suo servo, *

ricordandosi della sua misericordia,

come aveva promesso ai nostri padri,*

ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre.

Gloria al Padre e al Figlio *

e allo Spirito Santo.

Come era nel principio, e ora e sempre *

nei secoli dei secoli. Amen.