DIOCESI DI CALTANISSETTA

SALMO 14 (13) – Stoltezza degli empi

 

Lo stolto pensa: “Dio non c’è”.

Sono corrotti, fanno cose abominevoli:

non c’è chi agisca bene.

Il Signore dal cielo si china sui figli dell’uomo

per vedere se c’è un uomo saggio,

uno che cerchi Dio.

Sono tutti traviati, tutti corrotti;

non c’è chi agisca bene, neppure uno.

Non impareranno dunque tutti i malfattori,

che divorano il mio popolo come il pane

e non invocano il Signore?

Ecco, hanno tremato di spavento,

perché Dio è con la stirpe del giusto.

Voi volete umiliare le speranze del povero,

ma il Signore è il suo rifugio.

Chi manderà da Sion la salvezza d’Israele?

Quando il Signore ristabilirà la sorte del suo popolo,

esulterà Giacobbe e gioirà Israele.

Commento

La situazione nella quale vive l’orante è drammatica. Egli è nello sgomento. Attorno a sé vede violenza, cose abominevoli, stoltezza. Anche se non lo dicono egli indovina il pensiero dello stolto: “Dio non c’è”. Misura l’acido di quel pensiero che nasce da corruzione e dall’abuso della pazienza di Dio, che sembra essere assente. Il popolo del salmista, Israele, ma per noi la nostra patria, l’Europa, in generale ogni nazione dove la Chiesa si trova, è ingannato, condotto alla rovina. Ma la paura, il salmista la rigetta sugli empi: essi tremeranno di spavento davanti a Dio perché non pregano. Dio non abbandona il giusto, la Chiesa che costituisce la stirpe del giusto, che è Cristo. Gli empi vogliono snervare la fede dell’orante, mettere una pietra tombale sulla sua anima con il cumulo dei loro errori, ma il Signore lo mantiene libero e vivo poiché è il suo rifugio. L’orante, in Cristo, invoca ardentemente che giunga da Sion, cioè dal cielo, di cui Sion è una figura (Cf. Eb 12,22), la salvezza, essendo però nel raggio dell’Eucaristia, presenza reale di Cristo sotto le specie del pane e del vino. Il tempio di Gerusalemme aveva nel “santo dei santi” l’arca dell’alleanza sulla quale era presente la gloria di Jahwéh; ora quella presenza è cessata e si ha la presenza Eucaristica, per la quale ogni chiesa in tutto il mondo risulta un monte Sion.

Il salmista ha fede che Dio ricondurrà il suo popolo, tutti i popoli, all’apertura alla Chiesa. Allora vi sarà grande gioia. Esulterà Giacobbe, vale a dire la nazione ebraica che verrà a far parte della Chiesa (Cf. Rm 11,26), e sarà grande gioia per tutto l’Israele di Dio, che è la Chiesa (Cf. Gal 6,16).

Magnificat

L’anima mia magnifica il Signore *

e il mio spirito esulta in Dio,

mio salvatore,

perché ha guardato l’umiltà

della sua serva. *

D’ora in poi tutte le generazioni

mi chiameranno beata.

Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente *

e santo é il suo nome:

di generazione in generazione la sua misericordia *

si stende su quelli che lo temono.

Ha spiegato la potenza

del suo braccio, *

ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;

ha rovesciato i potenti dai troni, *

ha innalzato gli umili;

ha ricolmato di beni gli affamati, *

ha rimandato i ricchi a mani vuote.

Ha soccorso Israele, suo servo, *

ricordandosi della sua misericordia,

come aveva promesso ai nostri padri,*

ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre.

Gloria al Padre e al Figlio *

e allo Spirito Santo.

Come era nel principio, e ora e sempre *

nei secoli dei secoli. Amen.