DIOCESI DI CALTANISSETTA

SALMO 6 – Implorazione della misericordia di Dio

Signore, non punirmi nella tua ira, non castigarmi nel tuo furore.

Pietà di me, Signore, sono sfinito; guariscimi, Signore: tremano le mie ossa.

Trema tutta l’anima mia.

Ma tu, Signore, fino a quando?

Ritorna, Signore, libera la mia vita, salvami per la tua misericordia.

Nessuno tra i morti ti ricorda.

Chi negli inferi canta le tue lodi?

Sono stremato dai miei lamenti, ogni notte inondo di pianto il mio giaciglio, bagno di lacrime il mio letto.

I miei occhi nel dolore si consumano, invecchiano fra tante mie afflizioni.

Via da me, voi tutti che fate il male: il Signore ascolta la voce del mio pianto.

Il Signore ascolta la mia supplica, il Signore accoglie la mia preghiera.

Si vergognino e tremino molto tutti i miei nemici, tornino indietro e si vergognino all’istante.

Commento

Il salmo si presenta come preghiera nel tempo di prolungate sofferenze, infatti l’orante dice che i suoi occhi “si consumano e invecchiano fra tante mie afflizioni”. L’orante si presenta a Dio colpevole di peccati che meritano sdegno, ma ha grande fiducia nella misericordia di Dio. Egli è logorato dai dispiaceri e vede profilarsi innanzi tempo la tomba. Egli presenta a Dio il suo desiderio di vivere per lodare il Signore nella gioia e nella pace. L’orante dice: “Nessuno tra i morti ti ricorda. Chi negli inferi canta le tue lodi?”; parole queste che presentano come egli si figurava la vita nell’aldilà. L’anima separatasi dal corpo andava nello sheol, che è quello che noi abbiamo chiamato, a proposito dei bimbi non battezzati, “limbo” (ma ora è appurato che avendo Cristo dato la vita per tutti, ed essendo il sommo ed eterno sacerdote, egli stesso battezza, senza acqua, ma con lo Spirito, i piccoli non battezzati).

Nello sheol il rapporto con Dio non era più nel cammino della vita terrena, e mancando la grazia santificante la relazione con lui era come inerte, pur in attesa dei cieli aperti.

Le parole del salmista, per noi che le recitiamo in Cristo, significano unicamente, in un momento nel quale le avversità sono continue e logoranti, il desiderio di potere lodare il Signore nella sicurezza ottenuta. Esse indicano per noi la prima espressione della preghiera di Gesù nell’orto degli ulivi (Mt 26,39): “Padre mio, se è possibile, passi via da me questo calice!”. A questa prima espressione noi non disgiungiamo la seconda: “Però non come voglio io, ma come vuoi tu!”.

Magnificat

L’anima mia magnifica il Signore * e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,

perché ha guardato l’umiltà della sua serva. *

D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.

Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente * e santo é il suo nome:

di generazione in generazione la sua misericordia * si stende su quelli che lo temono.

Ha spiegato la potenza del suo braccio, *

ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, * ha innalzato gli umili;

ha ricolmato di beni gli affamati, *

ha rimandato i ricchi a mani vuote.

Ha soccorso Israele, suo servo, * ricordandosi della sua misericordia,

come aveva promesso ai nostri padri,* ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre.

Gloria al Padre e al Figlio * e allo Spirito Santo.

Come era nel principio, e ora e sempre * nei secoli dei secoli. Amen.