DIOCESI DI CALTANISSETTA

Dal Vangelo Mt.24,42-51 – “Vegliate”

Giovedì della XXI settimana del tempo ordinario

“Vegliate” .
Affrontare un tema importante come quello del Vangelo di oggi,
raccontando una Parabola.
Ma forse questo modo,
è il modo giusto per parlare della “morte” e dell’ “incontro con Dio” a questa generazione.
Che approva “leggi di morte”,
ma che della “morte” non vuol sentir parlare mai.
Ci parla invece,
proprio della “morte” oggi,
Gesù.
Lo fa’ parlandoci della “vita” di tutti i giorni.
Quasi come se non fosse possibile parlare della morte senza parlare della vita.
Forse fa’ così perché noi in realtà, siamo chiamati a vivere per sempre.
Prima di “qua’”,
poi di “la’”.
Se c’è una grande tentazione cui dobbiamo fuggire in questa vita,
è quella di vivere,
per scelta,
così come vive una buona parte del mondo:
facendo finta che il momento “dell’incontro con Dio” non debba arrivare mai.
Perché “tanto c’è tempo” ;
E poi,
vivendo pensando al proprio tornaconto personale sempre,
spesso anche a scapito degli altri;
Perché “Tanto il padrone tarda….
Ma poi, ci sarà davvero questo padrone?”…. Forse qualcuno lo ha mai visto? ”
Molte volte,
presi dalla stanchezza,
ci capita di dire:
“Beati i furbi.
Vivono meglio.
Vincono sempre”.
Di fatto molti,
sono così abituati alle “furberie” da pensare che anche quando si troveranno di fronte a nostro Signore se la caveranno con l’ennesima “furbata”.
Ma in quel momento,
non ci sarà “furberia” che tenga.
Il tempo delle “furberie” sarà finito.
E allora vedremo chi sarà stato “furbo” e chi sarà stato “intelligente”. .
Il Vangelo di oggi invita a vegliare.
Perché non sappiamo ne il giorno né l’ora.
Ma che vuol dire “vegliare”?
Quando cerco una figura di riferimento su questo argomento penso al mio San Giuseppe.
Giuseppe nella sua vita,
si è sempre comportato in maniera ordinaria.
Ha lavorato.
Ha fatto il padre.
Ha fatto il marito.
Era un buon credente.
Ha vissuto la vita di tutti i giorni.
Sempre come una lampada accesa,
perché la sua lampada e’ il suo cuore Castissimo.
Davvero “quel giorno” non l’ha sorpreso.pur non sapendo “ne il giorno né l’ora”,
non si è fatto sorprendere come dal ladro di notte
Perché quel momento era stato da tempo preparato.
Di Giuseppe si parla come del “giusto”.
A lui Dio ha affidato i suoi beni piu’ grandi:
Maria santissima e Suo Figlio Gesù.
Anche a noi Dio ha affidato molti beni:
la moglie,
il marito,
i figli,
i nostri cari,
i nostri amici,
la nostra fede.
E probabilmente,
anche coloro che ci fanno soffrire.
A me e te li affida.
Sono anche responsabilità nostra.
Anche loro sono “beni” di Dio.
Beni di Dio affidati a noi,
alle nostre cure,
alle nostre preghiere.
Perché nessuno si perda
Non sappiamo l’ora e il giorno in cui Gesù tornerà.
Non sappiamo il momento in cui Dio ci chiamerà.
Ma sappiamo che quel momento deve trovarci vigilanti,
col cuore acceso.
Proprio come Giuseppe,
uomo fidato di Dio.
Forse non ci troverà perfetti,
quando arriverà.
Ma noi sforziamoci di dare il massimo.
Perché ne vale la pena.
“La morte deve trovarci vivi”,
diceDon Tonino Bello.
Faremmo bene a non dimenticarlo mai.

Dal Vangelo secondo Matteo Mt 24,42-51

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Vegliate, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo.
Chi è dunque il servo fidato e prudente, che il padrone ha messo a capo dei suoi domestici per dare loro il cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così! Davvero io vi dico: lo metterà a capo di tutti i suoi beni.
Ma se quel servo malvagio dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda”, e cominciasse a percuotere i suoi compagni e a mangiare e a bere con gli ubriaconi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli ipocriti: là sarà pianto e stridore di denti».