DIOCESI DI CALTANISSETTA

Dal Vangelo Lc 5,33-39

Venerdì della XXII settimana del tempo ordinario

Destabilizza, il Signore, spiazza, irrita, scuote, provoca (senza volerlo).

Scardina i luoghi comuni dei devoti di tutti i tempi, i nostri luoghi comuni.

Nel nostro immaginario, anche cattolico, più ci si avvicina a Dio e più ci si allontana dal mondo, lo si disprezza, lo si ignora.

Lunghi digiuni, veglie notturne, abiti dimessi, voce vellutata (talora mielosa) indicano serietà, ascesi, consapevolezza del divino.

Gesù, invece, dimostra di vivere intensamente: ama la vita, mangia e beve con gli amici, gioisce e fa festa, sorride spesso e non si prende troppo sul serio.

Perché il tempo della fede come sacrificio, come ascesi, di chi si presenta sempre col capo chino al cospetto di Dio è compiuto:
se Dio è diventato uomo tutto ciò che è autenticamente e profondamente umano fiorisce e diventa punto di accesso per incontrarlo.

Perciò il vino nuovo del Vangelo va custodito in otri nuovi, una nuova mentalità.

Dal Vangelo secondo Luca Lc 5,33-39

In quel tempo, i farisei e i loro scribi dissero a Gesù: «I discepoli di Giovanni digiunano spesso e fanno preghiere, così pure i discepoli dei farisei; i tuoi invece mangiano e bevono!».
Gesù rispose loro: «Potete forse far digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora in quei giorni digiuneranno».
Diceva loro anche una parabola: «Nessuno strappa un pezzo da un vestito nuovo per metterlo su un vestito vecchio; altrimenti il nuovo lo strappa e al vecchio non si adatta il pezzo preso dal nuovo. E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi; altrimenti il vino nuovo spaccherà gli otri, si spanderà e gli otri andranno perduti. Il vino nuovo bisogna versarlo in otri nuovi. Nessuno poi che beve il vino vecchio desidera il nuovo, perché dice: “Il vecchio è gradevole!”».