DIOCESI DI CALTANISSETTA

Dal Vangelo Gv 3,13-17 – Esaltazione della santa croce

Esaltazione della santa croce

Gv 3,13-17
Che strano festeggiare l’esaltazione di uno strumento di tortura.
Ve l’immaginate la festa dell’esaltazione della sedia elettrica?
Proviamo – almeno un po’ – a rivivere quello scandalo che ha attraversato i discepoli nel vedere il loro Rabbì incamminato verso la morte in Croce.
I dodici probabilmente si aspettavano di tutto, ma quella fine proprio no.
Avevano lasciato ogni cosa per Lui, affascinati dalla sua parola, dai suoi miracoli, dalla sua intimità con Dio e poi se lo vedono lì.
Irriconoscibile.
Impotente.
Sulla Croce.
Proviamo ad immaginare i loro pensieri….
Dov’è finito quel Rabbì potente che libera dai demoni e dalle malattie?
Dove si è nascosto quel profeta che incanta le folle con sue parole cariche di novità e di bellezza?
Dove è quell’uomo meraviglioso che ha saputo guardare nei nostri cuori e farci sentire amati e accolti come nessuno mai aveva saputo fare?
Dove sei Gesù, Rabbì?
Dov’è finito tutto quello che hai promesso?
La festa che oggi celebriamo ci libera dalla tentazione di farci un Dio a nostra immagine e somiglianza, un Dio che risponde ai nostri bisogni e alle nostre attese.
Il Crocifisso ci salva innanzitutto da una falsa immagine di Dio.
Non il Dio che vuol essere servito e riverito,
ma il Dio che serve e dona la vita.
Non il Dio che spadroneggia, ma il Dio che ama senza misura.
Non un Dio onnipotente nel castigo,
ma un Dio onnipotente nell’amore,
nella misericordia e nel perdono.
Esaltare la Croce significa esaltare il volto nuovo e inedito con cui il Cristo rivela Dio e si presenta come la trascrizione storica della Sua bellezza e del Suo amore.
La Croce è il miracolo definitivo di Cristo, è l’apertura eterna sul cuore di Dio, sulla verità di un amore che si dono senza misurare, senza pesare, senza aspettare di essere ricambiato.

Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 3,13-17

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo:

«Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.
Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui».